26 maggio 2012

Riso extracomunitario

Periodicamente mi nasce forte la curiosità di conoscere il mio albero genealogico.
Purtroppo oltre ai nonni (che non ho mai conosciuto a parte la nonna paterna) non sono in grado di risalire, pertanto mi toccherà convivere con la curiosità di sapere quali siano le mie origini. Tuttavia nessuno mi toglie dalla testa che qualche mio avo - o magari io stessa in una vita precedente, perchè chissà mai che abbiano ragione i Buddhisti sul tema della reincarnazione - deve aver vissuto in qualche parte ad Oriente dove l'uso delle spezie è assai più diffuso rispetto a quello che ne fa la cucina italiana. Ovviamente anche nei nostri piatti le spezie e le erbe danno quel tocco in più alla preparazione: chi di noi non apprezza l'origano sulla pizza, il basilico nella passata di pomodoro, lo zafferano nel risotto alla milanese, la cannella nello strudel o le bacche di ginepro che macerano con la selvaggina. Ma le spezie, a mio avviso, nella nostra cucina sono come una pennellata di colore in un quadro già belle che finito, diciamo la cosiddetta ciliegina sulla torta; invece nella preparazione dei piatti di una parte del mondo (Asia e Africa prevalentemente) le spezie ne caratterizzano e ne determinano il sapore  diventando a mio avviso il punto centrale, il fuoco, attorno a cui ruotano tutti gli altri ingredienti. Probabilmente la vastità e la qualità di materie prime e di lavorati che affollano il territorio italiano, fa sì che non sia stato necessario aggiungere ai nostri piatti ulteriori sapori, per lo stesso motivo per cui quando si beve un té o un caffè pregiato non si aggiunge nulla al sapore naturale della bevanda. Ma grazie al mio lontano parente o alla suddetta precedente vita, ogni volta che incappo in qualche ricetta o in qualche idea che prevede l'uso delle spezie, le mie papille gustative si attivano, l'olfatto si sintonizza sulla modalità 'ON' e come se fossi spinta da un ordine che arriva dall'inconscio, allineo sul piano della cucina tutti i barattoli delle spezie della mia dispensa, ne apro i coperchi e ad occhi chiusi resto in attesa dell'ispirazione.
La cosa davvero incredibile è che l'olfatto è un potente evocatore molto più della vista; non appena mi arriva nelle narici un odore conosciuto, la mente corre alla ricerca del ricordo dell'evento e del luogo a cui quell'odore appartiene. Ed è per questa ragione che quando ho particolarmete voglia di viaggiare, mi piace usare qualche spezia come se fosse una polvere magica che mi permette di raggiungere in una frazione di secondo un luogo remoto del mondo. Qualche giorno fa mi sono imbattuta in questo riso: un concentrato di spezie che regalano al piatto un netto gusto esotico, praticamante un biglietto di 1° classe con destinazione l'Oriente.


Questa preparazione non è solo un concentrato di sapori e odori, ma anche una tavolozza di colori: il bianco del riso basmati, il rosa del salmone, il giallo-aranciato della curcuma, il giallo paglierino dello zenzero, il verde delle bacche del cardamomo, il marrone intenso e cupo dei chiodi di garofano e l'ocra della cannella. Un'insieme di spezie che si abbracciano come in un girotondo intorno al mondo. Io amo le spezie e vorrei ricambiare il loro gentile tocco dando a loro la giusta importanza nella mia cucina. Le vie delle Spezie, delle Erbe, del Sale, del Té e dell'Incenso furono percorse da carovane di commercianti che per affari trasportavano preziosi carichi da una parte all'altra del mondo come le piccole formiche trasportano preziose scorte di cibo nelle loro tane, contaminando con semi e polveri le cucine di tutto il pianeta.
Vi consiglio il film "Un tocco di zenzero", dove le spezie sono la base e il pretesto per raccontare una storia. E per concludere, vi sarei grata se nei commenti che vorrete lasciarmi, potreste magari indicarmi libri, film, ricette e magari qualche bel negozio in cui vi siete imbattuti in cui le spezie sono le protagoniste indiscusse. Vi aspetto Spice Girls (e anche boys)!! :-)


Riso Speziato
per 2 persone

270 gr di riso Basmati
150 gr di filetto di salmone fresco
mezza cipolla bianca
1 piccolo spicchio di aglio
200 ml di latte di cocco
20 gr di burro
1 pezzettino di zenzero fresco
la punta di un cucchiaino di curcuma
la punta di un cucchiaino di peperoncino in polvere
1 seme di cardamomo
mezzo bastoncino di cannella
1 chiodo di garofano
1 ciuffo di coriandolo (o in alterantiva una spolverata di prezzemolo)
acqua calda qb 
sale

Prendete il riso e lavatelo ripetutamente sotto l'acqua corrente, poi lasciatelo a bagno in acqua fredda per circa 1 ora. Pelate lo zenzero. Soffriggete la cipolla, lo zenzero e l'aglio tritati con il burro per un paio di minuti poi unite tutte le spezie (ricordatevi che il cardamomo va estratto dal semino e pestato). Fate insaporire per un minuto.
Aggiungete il salmone tagliato a dadini, insaporite per circa 3-4 minuti, poi unite il riso scolato facendolo tostare per circa 2 minuti.
Versate il latte di cocco e circa 200 ml di acqua calda, salate leggermente, chiudete con un coperchio e fate cuocere a fiamma bassa senza mai aprire e fino al completo assorbimento del liquido (di solito occorrono 12-15 minuti in ogni caso meglio lasciare il riso leggermente indietro di cottura per evitare che scuocia; nel caso in cui il riso dovesse asciugarsi troppo, aggiungere poca acqua calda). A cottura ultimata spegnete il fuoco, regolate di sale e lasciate riposare coperto per alcuni minuti. Servite cospargendolo con il coriandolo tritato (o poco prezzemolo).

11 maggio 2012

La torta di mele che non fa MUUUU


La fase 'voglia di fare' saltami addosso continua. Che sia chiaro: non è che io sia qui con le mani in mano a guardare fuori dalla finestra, ma le idee si mescolano nella mia testa come se fossero in un frullatore e invece di uscirne con una forma ben definita, spariscono come il vapore in un fredda giornata invernale. Oggi è una di quelle giornate in cui ho desiderato una bella sorpresa. Provate a ricordare una situazione, una notizia, un incontro che vi ha lasciato a bocca aperta; le emozioni che avete provato in quel momento e che vi sono rimaste appiccicate per le ore successive all'avvenimento e che vi hanno stampato sulla faccia un sorrisello ebete e perpetuo per il tempo che è durata quella sensazione. Non voglio lamentarmi, sarebbe ingiusto. In fin dei conti cosa mi manca? La salute ce l'ho, il lavoro pure (anche se non è ancora il MIO lavoro) e divido e condivido la vita con un uomo che mi fa ridere dalla mattina alla sera. Cosa potrei desiderare di più? Evito di aprire un dibattito sulla noia della routine quotidiana, snobbata da molti che si lamentano delle giornate che scorrono tutte uguali per poi lamentarsi (ancora?!) quando un imprevisto arriva a sconvolgere proprio questa routine. Ma non è il mio caso perchè ritengo che un fondo, uno 'zoccolo duro' di routine è un'àncora di salvezza e una solida base sui cui costruire nuovi progetti. Però oggi avevo proprio bisogno di una di quelle 'sorprese', quel colpo del destino che a volte sa essere così magnanimo senza tuttavia sconvolgere la vita. Così mentre invocavo la sopresa, la sorpresa è arrivata! La Simo del blog Simona's Kitchen mi comunica che mi hanno assegnato un premio speciale per la partecipazione all'UNICO contest a cui ho partecipato in vita mia: "Cib'Arte".
Ragazzi, quando ho letto da chi era composta la giuria, mi è preso un colpo! Basta dire che uno dei giurati era il Maestro Pasticcere Paolo Sacchetti uno tra i migliori 8 pasticceri italiani oltre ad essere il vice-presidente dell'Accademia dei Pasticceri Italiani. Ringrazio anche tutti gli altri giurati che si sono prestati ad analizzare le ricette e a valutarle, a visitare e visionare i blog dei partecipanti con attenzione e serietà per il compito che gli era stato assegnato. Complimenti a Simona per aver messo insieme una squadra di professionisti per dei dilettanti allo sbaraglio (o almeno mi ritengo tale, senza offesa per nessuno). Insomma, la sopresa è arrivata ed ha avuto l'impatto di uno tsunami sulle mie emozioni!
Proseguiamo però con la cucina e il blog, perchè pare che proprio di questo mi stia occupando in questo periodo della mia vita :-)
Il mio percorso verso l'eliminazione totale o la drastica riduzione di alcuni alimenti sta proseguendo e dando buoni frutti (la regola è: se proprio non riesco ad eliminarlo, almeno lo limito tendente a zero), così mi capita di cucinare sempre più spesso piatti VEGAN e di avere la conferma che un mondo senza (o quasi) proteine animali non è poi così triste, povero e insapore come molti ci vogliono fare credere. Questa torta di mele vegan è la seconda che pubblico in questo blog (la prima è QUI), e vi posso assicurare che non ha nulla da invidiare alle sue parenti 'tortedimeleconproteineanimali' in termini di sapore, anzi, in più ha tanta leggerezza. Quindi vi lascio con la torta vegan congedandomi con un sorrisello ebete sulla faccia (per il tempo che durerà) ;-)

Crostata vegana ripiene di mele

450 gr farina 00
100 gr zucchero di canna
100 gr di margarina vegetale
1 vasetto di yogurt di soia
latte di mandorle
1 bustina di lievito per dolci
scorza grattuggiata di un limone bio

Per il ripieno
3 mele Golden
pinoli, uvetta, cocco rapé

In una terrina miscelare la farina, lo zucchero, la margarina, lo yogurt, il lievito, la scorza del limone e per ultimo aggiungere il latte di mandarle in quantità tale da formare un impasto omogeneo da lavorare con le mani fino ad ottenere una palla liscia. Dividere l'impasto a metà e stendere con il mattarello due dischi della stessa dimensione. Ricoprire una teglia con la carta da forno e stenderci sopra uno dei due dischi. A questo punto sbucciare le mele, tagliarle a fettine e disporle sul disco di pasta facendo attenzione a lasciare un bordo di circa 1 cm; spargere sopra le mele l'uvetta (precedentemente ammollata in acqua tiepida), i pinoli e spolverare con il cocco rapé. Quindi adagiare il secondo disco di pasta sopra al ripieno facendo combaciare i bordi e sigillando per bene schiacciando con i rebbi di una forchetta.
Cuocere in forno statico a 180° per circa 20 minuti o fino a quando non avrà assunto un colore dorato. Si può servire spolverandola leggermente con zucchero a velo quando si sarà raffreddata.

3 maggio 2012

Le palline della discordia

Vi capitano mai quei periodi in cui non avete voglia di fare nulla? Nulla di nulla, neppure quello che più vi piace fare. Per quanto mi riguarda questa svogliatezza ritorna ciclicamente in primavera. Sarà la stanchezza dell'inverno, saranno i cicli altalenanti di idee che vorrei realizzare e delle delusioni che seguono nel non vederle realizzate ma a me queste montagne russe emotive mettono a dura prova e così capita di abbandonarmi sul divano mentre navigo svogliatamente in rete, saltando da un canale all'altro della TV senza avere alcuno stimolo. Fortunatamente ho imparato ad accettare questi periodi di 'autocommiserazione' e di oscuramento della creatività a favore di una più comoda e facile piattezza del pensiero e di sciopero dei neuroni. Forse è una specie 'save-energy' cerebrale :-)
Spulciando qua e là alcuni blog di cucina, mi sono ricordata di aver letto qualche mese fa sul blog di Chiara, la ricetta dei tartufi bianchi allo zafferano. Chiara è una delle foodblogger che preferisco per diverse ragioni: innazitutto le sue ricette sono sempre curiose per gli ingredienti che usa nel prepararle; poi riesce sempre a farmi ridere quando la leggo e non in ultimo risponde sempre a tutti i commenti che le persone le scrivono (beh, sì lo confesso: sono decisamente più attratta dai blog in cui ci sono degli scambi di opinioni tra chi scrive e chi legge piuttosto che un monologo seguito da una serie di commenti e domande che spesso cadono nel vuoto; la mancanza di risposte mi pare una scortesia nei confronti di persone che spendono qualche minuto del loro tempo per commentare qualcosa che hai pubblicato). Quindi, certa della qualità della ricetta, la stampo e la archivio tra quelle da provare.
Confesso di amare particolarmente il rischio... in cucina. Tanto più una ricetta è insidiosa nel suo sapore, tanto più sono invogliata a prepararla e se qualcuno dovesse proporre di usare del sapone in scaglie per preparare una torta, inevitabilmente attirerebbe la mia attenzione. Qualche anno fa ricordo di aver cucinato come dolce per una cena tra amici, una crostata di pasta frolla che aveva come farcitura un soffritto di cipolle e radicchio mescolati alla crema pasticcera! Gli azzardi mi piacciono, ma quella volta temo di aver esagerato...
A volte penso mi manchi qualche rotella. La quasi totalità delle persone quando si cimentano nella preparazione di una cena con invitati, sfoggia 'cavalli di battaglia' per fare bella figura; invece io mi lancio nel vuoto senza paracadute. Quindi, o sono molto brava ai fornelli, oppure ho degli ottimi amici che ingoiano tutto quello che gli propino senza avere il coraggio di commentare. Questa volta il salto mortale è stato triplo e pure senza rete: un invito a cena a casa di conoscenti (visti solo 3 volte) con sconosciuti dove ognuno doveva portare qualcosa. Secondo voi a cosa poteva pensare la mia mente bislacca se non ai tartufi allo zafferano di Chiara? Non alla classica torta al cioccolato o una crostata di frutta... No no no, quei tartufi erano perfetti per sfidare ancora una volta la sorte. Preparo tutti gli ingredienti, trito, sciolgo, frullo, impasto, rotolo e posiziono i tartufi in frigorifero felicissima del risultato (estetico). All'incirca dopo un'ora, la mia sicurezza evapora ed emerge il mio lato insicuro; così per mettere a tacere la coscienza, ritrito, risciolgo, rifrullo, rimpasto e rirotolo anche dei classicissimi tartufi noir (quelli che tutti voi avrete preparato almeno una volta nella vita). Ammetto di essermi cucita un paracadute in extremis.
Poco prima di uscire di casa, facciamo la prova assaggio. La mia dolce metà non mi fa sconti, il suo giudizio sulla palline allo zafferano allineate sul vassoio è negativo: '...mi dispiace, ma proprio non mi piacciono!!' Che fare? Lascio le palline nel frigorifero di casa e mi presento solo con i classici tartufi? Corro in pasticceria? Non posso, sono già le 20 e tutti i negozi sono chiusi. Mi rassegno, esco da casa con il mio vassoio confidando nel fatto che tanto a lui non piacciono neppure le melanzane, la trippa e i piselli che io invece adoro e magari vale lo stesso principio anche per questi deliziosi tartufini (che tra l'altro a me piacciono molto). Arrivo dagli amici, infilo in frigorifero il vassoio e avviso la platea del mio esperimento culinario ma senza svelare l'ingrediente segreto. Ammetto di essermi sentita un pò responsabile, mi ero fatta carico del dolce e mi presento con un tartufo allo zafferano... a questo punto spero in una cena abbondante. Ma il fatidico fine pasto deve pure arrivare e seduta su una poltrona, resto in trepidante attesa dei primi morsi ai tartufi: alcuni mangiano una sola pallina, altri fanno il bis e qualcuno pure il tris. Forse è andata bene, anche se devo confessare che non è un sapore che entusiasma le folle, un pò come il cumino nello spezzatino o il cacao nell'arrosto. Io ho un palato un pò più allenato grazie ai miei esperimenti in cucina, ma la maggior parte delle persone avrebbe apprezzato di più il classico tiramisù. I commenti sono stati vari e in punta di lingua: 'mmmmhhh, strano....però è buono...', '...carina questa idea dello zafferano...', '...un pò dolce per i miei gusti...'; qualcuno mi ha anche detto che sembrava di mangiare un risotto freddo (oddio, non avrò mica esagerato con lo zafferano? Il dubbio mi assale...).
La sorpresa arriva però alla fine della serata quando scopro che una signora, zitta zitta, si è seduta accanto al vassoio e se ne è mangiati ben 12!! E se è certo che non si può piacere a tutti, vi assicuro che è sempre una grande soddisfazione sapere che almeno una persona ha apprezzato a tal punto quello che hai cucinato da svuotare il piatto.
PS: i tartufi di Chiara sono squisiti, vi invito a provarli per scoprire l'effetto che fa! :-)

Palline allo zafferano
per circa 25 palline

80 gr di panna liquida
200 gr  di cioccolato bianco
un pizzico di zafferano in polvere
zucchero a velo
un paio listarelle di bucce di arancia candita

Tagliate a scaglie il cioccolato e fondetelo a bagnomaria. Fate scaldare la panna e unitevi lo zafferano. Mescolate la panna e il cioccolato e amalgamate bene e poi mettete tutto in frigo a raffreddare per un paio di ore. Riprendete in mano il composto aiutandovi magari con un cucchiaio per ammorbidirlo, formate le palline e rimettetele in frigo (attenzione, se le mani saranno troppo calde, il composto tenderà a sciogliersi). Quando saranno ben sode rotolatele nello zucchero a velo frullato con le bucce di arancia.