25 giugno 2012

Biscotto-do


Penso che ognuno di noi abbia della caratteristiche intrinseche e immodificabili scritte nel DNA. Per quanto ci diamo da fare per nasconderle, modificarle, limarle o più semplicemente accettarle, restano impresse nei nostri atteggiamenti, come il marchio a fuoco su una forma di parmigiano.
Sono ormai persuasa del fatto che il mio marchio sia l'anticonformismo. Spesso questo termine viene usato con una connotazione negativa e associato agli snob o ai polemici a quelli, tanto per intenderci, a cui non va mai bene nulla e hanno sempre da ridire su qualcosa. Per quanto mi riguarda posso solo garantire di essere lontana anni luce dall'essere snob ma ammetto ogni tanto di essere un filino polemica ma più che altro perchè di fronte a delle situazioni o a delle affermazioni non riesco proprio a stare zitta.
E se essere anticonformista significa ritrovarsi a volte (da sola) fuori dal 'coro', allora lo sono. Sono allergica alle tradizioni, non mi piace il Natale e non lo festeggio, non festeggio neppure compleanni, anniversari, ricorrenze e non faccio e non voglio regali per quelle occasioni (ma ve lo confesso: adoro i regali a sopresa, quelli che arrivano in momenti che non hanno nulla a che fare con la circostanza segnata sul calendario); non amo fare le gite fuori porta nei fine settimana ma solo perchè n0n riesco a concepire le code chilometriche del rientro in città; detesto i luoghi affollati come le spiaggie della domenica, i centri commerciali e i parchi in estate (forse per la promiscuità che vivo tutti i giorni in metropolitana?); al cinema ci vado ma allo spettacolo delle 16 o delle 18 e un pò godo quando uscendo dalla sala (dove sono stata in compagnia di poche persone e senza 'sgranocchiatori' di patatine e pop-corn) vedo interminabili file alla casse. Non faccio il pic-nic a Pasquetta e non vado al cinema il giorno di Santo Stefano. L'ultimo dell'anno emigrerei in una grotta a fare compagnia all'eremita che la abita e non mi interessa seguire la moda. Ai matrimoni ci andrei in jeans e scarpe comode e se mai mi dovessi sposare, organizzerei un matrimonio con ricevimento lampo perchè so già che mi annoierei. E' più forte di me: se le cose sono imposte per abitudine o per tradizione, io scappo come se fossi inseguita dal virus della peste :-)
Così sull'onda di questo 'anticonformismo cronico' e inscindibile dai miei geni, mentre in molte cucine si spengono i fornelli a causa del caldo soffocante di questo inizio estate, io mi chiudo in casa con l'aria condizionata e accendo il forno per preparare questi biscotti invernali al cioccolato che una volta raffreddati, sono gustosi tanto quanto una fetta di cheese-cake o una torta gelato.
Vi devo confessare però, che il biscotto in questione è un pò il pretesto per un omaggio a qualcosa che amo particolarmente. Si tratta dell'arte giapponese dello shiatsu che ho studiato per tre anni e praticato con assiduità e che mi ha dato tante soddisfazioni. Per fare questi biscotti e per praticare lo shiatsu (shi=dito/atsu=pressione) ci vuole un bel pollice
La filosofia alla base dello shiatsu è quella taoista il cui pensiero è rivolto a tutto ciò che accade nell'universo (macrocosmo) che si ripete anche nell'uomo (microcosmo) che altro non è che un universo in miniatura composto dagli stessi elementi, mosso dalle stesse energie e soggetto alle stesse leggi, in una visione unificante. Da questo pensiero nasce la Medicina Tradizionale Cinese che in seguito approda, nel corso del VI secolo d.C. in Giappone in cui troverà largo consenso. Non voglio dilungarmi sui concetti fondamentali come il KI (energia) e sullo YIN e lo YANG che richiederebbero ben più di un post, ma il ricordo di quegli anni trascorsi in seiza (seduta sui talloni) sul tatami mentre mi preparavo a fare un trattamento shiatsu, rimangono indelebili nella mia memoria di shiatsuka. La filosofia orientale è davvero agli antipodi di quella occidentale e mai cosa migliore mi è capitata quando decisi di iscrivermi alla scuola professionale. Il pollice l'ho usato per esercitare una pressione sensibile e cosciente su schiene, gambe, braccia, visi, mani e piedi; l'ho usato per comunicare ma allo stesso tempo per ricevere le sensazioni che il corpo era in grado di trasmettermi. Un pò come la materia di cui è fatta la cucina: si schiaccia, si preme, si spreme, si deforma e si riforma, ogni volta con un risultato diverso frutto dell'intezione che avevamo prima di iniziare cucinare. Lo shiatsu è bellissimo, ed è un viaggio dentro noi stessi che almeno una volta varrebbe la pena provare, quasi quanto la cucina.  :-)

Biscotto-do 
"La via che conduce al biscotto"

Omaggio allo shiatsu e alla mia carissima amica blogger Valentina di 'Ritroviamoci in cucina', distante da me mille+mille km ma affine nei pensieri, nelle idee e nell'entusiasmo (la ricetta è sua con qualche mia variazione).
  
Per circa 50 biscotti

125 gr di burro
1 uovo
80 gr di zucchero di canna (quello marrone scuro e umido)
70 gr di fecola di patate
30 gr di cacao amaro
150 gr di farina 00
mezzo bacello di semi di vaniglia

Per la ganache:
120 gr cioccolato fondente
50 gr di latte intero
50 gr di miele di acacia 

Fate sciogliere nel microonde il burro senza farlo friggere, quindi aggiungete l'uovo, 80 gr di zucchero, 70 gr di fecola di patate, 30 gr di cacao amaro, 150 gr di farina 00 e i semi della vaniglia. Mescolate con cura poi infarinate il piano di lavoro e lavorate l'impasto con le mani fino a che gli ingredienti non si saranno amalgamati. Non dovreste aver bisogno di aggiungere altra farina perchè l'impasto dovrà staccarsi dalle mani restando però molto morbido.
Foderate una placca con carta da forno e formate delle palline grandi quanto una noce e disponetele sulla placca. A differenza di altri biscotti, non dovrete avere l'accortezza di distanziarle molto tra loro perchè non cresceranno tanto, quindi con un'infornata potrete cuocere parecchi biscotti. Con il dito premete al centro di ogni noce con decisione, ma delicatamente, assaporando l'istante in cui il pollice affonda nell'impasto e in quel momento voi sarete il biscotto :-)
Infornate a 180° per 15 minuti, quindi tirateli fuori e fateli raffreddare completamente su una graticella.
Per la preparazione della ganache, spezzettate il cioccolato in piccolissime scaglie e fondetelo a bagnomaria aggiungendo 50 gr di latte intero caldo in cui avrete fatto sciogliere 50 gr di miele (PS: la ricetta originale di Valentina prevedeva il glucosio, ma non avendone in casa l'ho sostituto con il miele. In questo modo la ganache, una volta asciutta, manterà una lucentezza maggiore rispetto a quella preparata senza uno di questi due ingredienti).
Non potrete versare immediatamente la ganache nei buchi dei biscotti perchè sarà molto liquida e dovrete aspettare che si addensi in modo da poterla utilizzare senza che coli lungo i bordi. Si può prepararla con un certo anticipo in modo da averla pronta una volta raffreddati i biscotti. Usare un sac-a-poche o un cucchiaino per riempire i buchi.
 

16 giugno 2012



Vi ricordate di questo post (qui)? Vi proponevo e vi invitavo a segnalarmi i vostri talenti, le persone che quotidianamente con le loro idee e il loro impegno portano avanti la qualità e l'entusiasmo dell'Italia 'che ci crede' e in cui noi dobbiamo credere.
Avete commentato l'iniziativa con entusiasmo e mi avete scritto per dirmi che ci avreste pensato per trovare qualcuno da indicarmi; purtroppo (lo dico per i talenti nascosti :-)) mi sono arrivate solo due segnalazioni che trovate QUI, nella pagina dedicata a questa iniziativa.
Ringrazio Biolidoro e Girodolio per avermi aiutata a realizzare questa idea un pò impegnativa, che richiedeva una sforzo in più rispetto ad altri progetti (o magari era meno interessante di altre proposte che si trovano su altri blog) e ringrazio Serena e Marina per aver risposto al mio appello e per avermi indicato la loro scelta. Ringrazio anche tutti voi che avete anche solo pensato a qualcuno ma che forse, a causa dei mille impegni che ci sotterrano, non siete riusciti ad segnalarmelo.
Tuttavia se non siete riusciti a farlo in questa occasione, vi prego di non dimenticare e di non stancarvi di parlare delle persone in cui credete perchè in un Paese dove la meritocrazia pare essere un optional, noi, persone comuni, possiamo avere l'opportunità di aiutare a far emergere chi ha le carte in regola!
Grazie a tutti! :-)



5 giugno 2012

Torta lava-bocca

E' più forte di me: una torta classica con farina, burro, uova e zucchero non è proprio nelle mie corde. In un post precedente raccontavo il fatto che se qualcuno mi avesse proposto di cucinare usando scaglie di sapone, io mi sarei messa subito all'opera. Bene, questa volta non parliamo proprio di sapone o di detersivo in polvere ma di saponina (che con il sapone penso non c'entri nulla ma mi piaceva l'assonanza del nome) una sostanza presente nell'ingrediente principale di questa torta: la quinoa. 
Fino ad oggi ho sempre usato questo pseudocereale per le preparazioni salate, alternandola al cous-cous, al bulghur e al riso, fino a quando non mi sono ricordata di aver letto da qualche parte della quinoa impiegata al posto della farina per preparare i dolci. 
Giusto un breve cenno sulla quinoa per chi non la conoscesse. Pianta erbacea della famiglia della barbabietola e degli spinaci (ecco perchè pseudocereale), chiamata dagli Inca "chisiya mama" che in lingua quechua significa "madre di tutti i semi".  Chicco nutriente e ricco di proteine (vegetali, evviva!), calcio (ne contiene in proporzione più del latte - ma dai!!) e lisina (amminoacido essenziale normalmente carente in molti cereali e presente nella quinoa in quantità quasi doppia rispetto al frumento - toh! Meglio della pasta). Si dice che il consumo frequente di quinoa regoli lo stimolo della fame e riduca il desiderio di cibi grassi e non ultimo, la quinoa è priva di glutine (che per i celiaci è una bella notizia). Un'unica avvertenza prima di consumarla: lavatela bene e ripetutamente perchè i suoi chicchi contengono saponine (anche se, fortunatamente, la varietà che consumiamo è quella con il contenuto più basso), una sostanza leggermente amara prodotta dalla pianta per proteggersi da uccelli e insetti. Così finalmente l'uso del 'quasi-sapone' nella mia torta, si avverato e aspettatevi nei prossimi post indicazioni sui giri della cetrifuga, consigli sull'ammorbidente e sul calore del ferro da stiro :-)
Quindi dopo il riso alle mille spezie, altra ricetta non proprio a km zero: qui finiamo dritti dritti in Sud America dove nasce la quinoa, ma mi perdonerete sicuramente perchè la colpa di questi piatti è esclusivamente dei geni di quel mio lontano parente che sovente mi impediscono di proporre ricette della tradizione tipica italiana; prometto però di lottare contro il mio DNA per far emergere il mio lato tradizional-popolare e celebrare con pasta al pomodoro e risotti gialli, la nostra cucina. Tuttavia oggi lancio il guanto di sfida a coloro che vorranno 'lavarsi la bocca' con questa torta ricca di sapori lontani e piena di principi nutritivi, anche solo per la curiosità di assaggiare un universo diverso :-)


Torta di quinoa e mirtilli 

300 gr di quinoa
150 gr zucchero semolato
100 gr di burro
1 lt di latte intero
60 gr di pinoli
50 gr di uvetta
3 uova
1 bustina di lievito per dolci (senza glutine se la torta è per celiaci)
la buccia di un limone bio
sale
marmellata di mirtilli
acqua q.b.

Lavate ripetutamente la quinoa sotto l'acqua corrente, poi scolatela bene. Mettete sul fuoco una casseruola con il burro e fatelo sciogliere, aggiungete la quinoa, il latte, un pizzico di sale e la buccia del limone grattuggiata. Lasciate cuocere per 20 minuti circa a fiamma media fino al completo assorbimento del liquido. Lasciate raffreddare. Nel frattempo lavate e ammollate l'uvetta in acqua tiepida, poi strizzatela. In una ciotola sbiancare i tuorli con lo zucchero, aggiungete il lievito, i pinoli e l'uvetta e infine la quinoa raffreddata. Montate gli albumi a neve ferma e uniteli alla massa preparata in precedenza facendo attenzione a non smontarli.
Imburrate uno stampo alto a cerniera di circa 23 cm e sul fondo posizionate un disco di carta da forno, versate il composto e cuocere in forno statico a 160° per circa 50 minuti; terminate la cottura con altri 10 minuti in modalità forno ventilato per dare un bel colore dorato alla torta. Levate dal forno e lasciate raffreddare. Nel frattempo sciogliete 4-5 cucchiai di marmellata di mirtilli (ma anche di lamponi, fragole, more, ecc) con un cucchiaio di acqua a fiamma molto bassa, lasciate intiepidire e versate sulla torta ricoprendo tutta la superficie. Fate raffreddare e servite.


PS: dato che impasto, mescolo, giro e trito tutto rigorosamente a mano, approfitto del contest di Barbara per sperare di vincere il mio 'braccio destro' in cucina. Incrocio le dita e spero che Barbara si metta una mano sul cuore e immaginandomi con i muscoli del bicipite del braccio destro simili a quelli di un culturista, mi premi con quel magnifico Kitchen Aid fucsia (che tra l'altro starebbe benissimo nella mia cucina bianca).