In questa (forzata) pausa riflettevo su una questione: perchè ho aperto un blog di cucina? Ogni tanto mi pongo e ripongo questa domanda più che altro per rinnovare e verificare le mie motivazioni e per trovare un senso alle ore trascorse ad accudire questo passatempo virtuale.
Devo aver già scritto da qualche parte che il motivo numero Uno è la fotografia. Fino all'altro ieri sapevo giusto scattare in modalità automatica, conoscevo per sommi capi la differenza tra diaframma e otturatore, gli ISO me li ricordavo dai rullini della Kodak (io, per non sbagliare, prendevo sempre quello da 200 ASA senza capire cosa centrassero gli ISO) e la messa a fuoco non era affar mio. Per sbaglio qualche anno fa mi sono imbattuta in qualche foto di food ed è stato amore a prima vista. Ma questo l'ho già scritto, appunto. Il motivo numero Due è la cucina. Un gradino più in basso rispetto alla passione per lo scatto, c'è la cucina, anche per un'ovvia ragione: se cucinassi solo pasta in bianco, uova al tegamino e insalata, verrebbe a mancare la ragione numero uno di questo blog... a meno che non vogliate chiamarmi per fotografare i vostri piatti, alla fine mi mangerei il set e visto quello che cucinate ne sarei davvero felice. Il motivo numero Tre sta nel bisogno di comunicare qualcosa. Non che abbia aneddoti emozionanti, ma la vita si muove anche dalle mie parti ogni tanto. Anziché raccontare di 'viaggi esteriori', cioè quelli che ti portano in giro per l'Italia e per il mondo, preferisco parlare di 'viaggi interiori', ossia quelli che ti permettono di imparare e ampliare la conoscenza, partecipando a corsi, eventi, incontri o semplicemente leggendo un libro o sperimentando 'sul posto'. La potrei chiamare "Esperienza a KmZero". Lo scorso week-end (quando il mio notebook dava già i segni di una fine imminente) ho deciso che era il momento per studiare un pò la luce utilizzando la mia macchina fotografica. Ma la luce nel senso di assenza di luce e per questa ragione ho preparato un piatto BUIO: legume nero, cereale nero, ciotola nera, tovagliolo nero e fondo nero. Preparo il mio set con luce naturale laterale aggiungendo una difficoltà in più: abbasso la tapparella fino a creare una penombra intima e sfidante, oltre a far salire la temperatura a 38° con la finestra chiusa per non fare entrare più luce di quella strettamente necessaria. Ho trascorso 4 ore a scattare foto al nero, smanettando con diaframma e tempi di esposizione, senza alzare di un centimetro la tapparella e negandomi l'aria fresca del condizionatore. Puro masochismo. Ne sono uscita sfatta ma soddisfatta e il risultato lo potete vedere qui sotto. Diciamo che questo è quello che intendo per 'viaggio interiore' e non vi nego che ho quasi avuto le allucinazioni per colpa della temperatura da reattore nucleare raggiunta all'interno della stanza.
Il nero è anche il pretesto per raccontarvi della ''Cena al buio'' a cui ho partecipato qualche mese fa presso l'Istituto dei Ciechi di Milano. Tre ore trascorse completamente al buio, seduta ad un tavolo con altre persone sconosciute a gustare pietanze sconosciute (e per una foodblogger è un'esperienza che vale doppio: una sfida con sè stesse per riconoscere i sapori senza l'uso della vista) e servita da ragazzi ciechi che si muovevano per la sala affollata (circa 30 persone) come se la luce fosse accesa. Vi lascio liberi di fare le vostre considerazione sull'infinita capacità del corpo umano di adattarsi a ciò che manca (in questo caso la vista) e la consapevolezza di quanto noi 'normali' utilizziamo poco e male il nostro corpo pur avendo tutti i 'pezzi'. Gli stessi ragazzi organizzano anche l'esperienza "Dialogo nel Buio", un percorso nella totale oscurità, guidato da ragazzi non vedenti. E' stato presentato anni fa come un progetto extemporaneo che doveva durare solo qualche mese, ma visto il successo dell'iniziativa, Dialogo nel Buio è stato trasformato in un evento stabile e aperto a tutti. Vi invito ad andarci, a provare come ci si sente con un bastone bianco in mano, mentre si cammina (direi si brancola) ad occchi chiusi nel buio pesto in ambienti che riproducono la quotidianità delle nostre vite, compreso quello che simula la città caotica. Pensate ad un non vedente che cammina su un marciapiede, circondato da mille rumori, le moto e le auto parcheggiate dove non dovrebbero, le cacche dei cani, le buche e i mille ostacoli che noi vediamo e loro no. E durante questa doppia esperienza di cecità in questi viaggi interiori, la mia consapevolezza, il senso civico e l'ammirazione verso coloro che 'ci vedono pur non vedendoci' è aumentata a dismisura. E per scoprire che la vita anche per chi non vede non è vuota né triste. È, per alcuni aspetti, semplicemente diversa.
Ancora oggi, a distanza di tempo, mi capita di chiudere gli occhi mentre mangio qualcosa che non ho cucinato perchè il 'gioco dei sapori che non vedo' ma che posso percepire con gli altri sensi mi fa ricordare quei ragazzi coraggiosi. Un ultimo suggerimento per coloro che amano la lettura: non perdetevi il capolavoro di José Saramago ''Cecità'' perchè il nero è solo una questione di punti di vista! :-)Cereali e legumi oscuri
per due persone
50 gr ceci neri
50 gr lenticchie nere Beluga50 gr fagioli neri
50 gr Riso Venere
sesamo nero
zenzero in polvere
2 lime
olio extravergine di oliva
sale e pepe
Il giorno prima mettete a bagno in acqua fredda i ceci, i fagioli, le lenticchie e il riso. Cuocete a vapore i legumi e il riso iniziando con i ceci e i fagioli e dopo 10 minuti aggiungete il riso e le lenticchie. Lasciate cuocere per circa 45 minuti. Scolate e lasciate raffreddare. In una ciotola mescolate il succo di due lime (ma anche uno, dipende dai vostri gusti), l'olio evo, il sale, un po' di pepe e un pizzico di zenzero. Condire i legumi e il riso e spolverate con sesamo nero e con la scorza del lime. Mettete in frigorifero e lasciate riposare un paio di ore prima di servire.