28 settembre 2014

Nuovi Corsi: c'era una volta un'idea...

Chef Yann Bernard Lejard - Y.B.L Inc.
C'era una volta. 
C'era una volta la cucina, che tre anni fa mi ha portata ad aprire un blog. C'era una volta il mio interesse per le arti, il design, l'architettura e la fotografia. C'era una volta una curiosità da soddisfare. C'era una volta un nuovo inizio.
Non riuscendo a gustare il cibo senza osservarne con attenzione il colore e la forma decisi, più di un anno fa, di indagarne l'aspetto estetico cercando pubblicazioni che parlassero di questo argomento. Con grande sorpresa non trovai quasi nulla. Nulla sull'impiattamento, nulla sulla composizione cromatica e formale, nulla in merito alla scelta del piatto. Setacciai il web, link dopo link, trovando solo qualche articolo, insufficiente per rispondere alle mie domande.
Mi chiedevo come fosse possibile che un tema così importante come l'impiattamento, ovvero 'il modo di porre il cibo nel piatto', non fosse considerato nel momento in cui la cucina sembra essere argomento sulla (nella) bocca di tutti. Così un'idea bizzarra si insinuò nella mia testa, rimbalzandovi per settimane: è possibile studiare un piatto e il cibo contenuto in esso partendo dai principi delle arti visive? Dal punto di vista psicologico, cosa comporta un buono o un cattivo impiattamento? Come si impara l'arte di impiattare, ossia l'ultimo gesto compiuto da chi cucina e che influenzerà fortemente le aspettative di chi mangia?
Non sapere impiattare, non conoscerne i principi, è un po' come prepararsi per settimane per una festa ma uscire di casa in tuta da ginnastica e con i capelli in disordine. 
Il cibo buono deve essere anche bello, perché la bellezza del cibo (nel piatto) ha una fortissima componente psicologica in grado di influenzarne il gusto.
Così iniziai le ricerche e più leggevo, più avevo conferma del fatto che 'mangiare' è un'esperienza multisensoriale e il senso del gusto è, paradossalmente, l'ultimo dei 5 sensi ad essere coinvolto. Le interviste a grandi chef, come quella al maestro Gualtiero Marchesi che vive da moltissimi anni a stretto contatto con l'arte, confermarono la mia convinzione che le persone geniali sono prima di tutto degli eclettici che non si limitano ad esercitare solo le 'proprie competenze' ma attingono esperienza dalla creatività che li circonda. Volete sapere come è finita? Che se l'arte dell'impiattamento è uno degli aspetti creativi della cucina, i principi delle arti visive ne governano la disposizione. 
Vorrei ringraziare tutte le persone che fino ad oggi mi hanno aiutata, supportandomi e consigliandomi, gli chef che si sono resi disponibili al confronto e che hanno dimostrato interesse al mio progetto. Così dopo oltre un anno di studio, il mio progetto prende forma!
Sono nati due corsi che inizierò a tenere in alcune scuole di cucina di Milano (ma spero di arrivare anche più lontano). Il mio 'numero zero', la mia prima lezione, l'ho tenuta nel mese di aprile ai ragazzi dell'Istituto Alberghiero Amerigo Vespucci di Milano: una grande emozione e un ottimo riscontro.
Se vi ho incuriositi, se pensate che il cibo deve essere bello oltre che buono, se avete già seguito tutti i corsi di cucina ma pensate manchi qualcosa alla vostra preparazione,  non esitate a scrivermi!
I corsi sono per ora due: il primo tratta il tema dell'impiattamento, ed rivolto sia ai professionisti della ristorazione che agli appassionati di cucina; dato che sono una grande sostenitrice delle collaborazioni e della professionalità, questo corso lo terrò in collaborazione con degli chef. 
Il secondo è un corso per i genitori ma non solo, è rivolto a tutte le persone che si occupano di cucinare per i bambini; un corso dove si affronta il tema della bellezza del cibo (e dell'impiattamento) allo scopo di agevolare i bambini che hanno difficoltà a consumare verdura e frutta.
Vi riporto di seguito un'introduzione ai due corsi; per maggiori informazioni inviatemi una email a ilsensogusto@gmail.com


Credit: Pinterest

Progetto
CIBOFORMA&COLORE
Perché si mangia anche con gli occhi

“MANGIAMO CON GLI OCCHI: perché un ottimo cibo può finire solo con una bella forma"
L’impiattamento non dovrebbe essere solo una decorazione, ma parte integrale dell’esperienza multisensoriale del cibarsi. Se, come dice l’espressione popolare, noi mangiamo con gli occhi, la presentazione visiva dovrebbe essere importante quasi quanto le qualità sensoriali del cibo stesso. Il modo in cui gli elementi sono disposti in un piatto, può creare ogni volta percezioni gustative differenti. Inoltre, le aspettative prodotte dall’aspetto visivo, giocano un grandissimo ruolo nella formazione dell’esperienza di chi mangia. 
Se l’impiattamento può essere considerato alla stregua di un’arte figurativa, possiamo domandarci se in queste arti ci sono leggi e principi rigorosi oppure se la valutazione estetica del colore e della forma compositiva è esclusivamente soggettiva? Tutti i più grandi professionisti delle arti visive (fotografi, designer, pittori, stilisti, ecc), possiedono una profonda conoscenza dell’essenza e della teoria dei colori questo perché i colori esercitano un’influenza profonda che agisce sia che si conoscano, sia che si ignorino le conseguenze. Pertanto dovrebbe essere altrettanto necessario per coloro che amano cucinare, acquisire le tecniche di base relative alla percezione del colore e della forma, per non rischiare di incorrere in errori nella preparazione e nella presentazione di un piatto. 
Ogni buon piatto perde di valore, spesso anche di gusto, se presentato male, con i colori sbagliati e con gli abbinamenti sbagliati. La cucina è una vera e propria arte che non può essere confinata all’atto di eseguire fedelmente una ricetta. Senza la vena creativa, di fatto, l’arte si svuota lasciando il posto all’imitazione e all’esecuzione puramente tecnica.
Il corso consentirà ai partecipanti di acquisire i principi della composizione e della teoria del colore applicati all'impiattamento; nel corso si affronteranno i risvolti psicologici in relazione all’aspetto del cibo. La parte pratica del corso fornirà spunti pratici e consigli per l’ideazione di impiattamenti.

(*) I corsi per professionisti e per appassionati avranno durate differenti per consentire ai primi un maggiore approfondimento degli argomenti teorici e maggiore spazio alla parte pratica.

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“HO UN ALIENO NEL PIATTO! I bambini, le forme e i colori del cibo” 
"No, non lo voglio, non mi piace!" esclama Andrea, 7 anni, davanti a un piatto di piselli cucinati con cura. Cosa fare davanti all'ennesimo rifiuto? Che strategia adottare?
Non ci sono più dubbi: le esperienze gustative sviluppate dal bambino, dallo svezzamento in poi, tendono a condizionare le scelte alimentari nella vita da adulto; ma il gusto nasce molto precocemente: fin dalla fase fetale il cibo con cui si alimenta la mamma influenzerà il gusto del bambino. Ma per quale motivo i bambini tendono a preferire cibi con alta densità energetica e hanno una naturale predisposizione a scegliere cibi dolci e grassi? Che influenza hanno la predisposizione genetica, i comportamenti famigliari e il contesto sociale sulla scelta del cibo da parte dei bambini?
I colori e il modo in cui si dispone il cibo nel piatto possono indirizzare le scelte alimentari creando ogni volta percezioni gustative differenti. Le aspettative prodotte dall’aspetto visivo, giocano anche un grandissimo ruolo nella formazione dell’esperienza di chi mangia, includendo l’orientamento dei comportamenti.
Il colore è una delle componenti fondamentali dell’aspetto visivo ed estetico di un alimento, la prima cosa che spesso condiziona la nostra scelta e che genera, ancor prima del gusto, la formazione dell’acquolina in bocca. La prima impressione è quella che influenzerà i nostri successivi giudizi e comportamenti. Una singola ed unica esperienza negativa avrà un peso maggiore, rispetto a ripetute esperienze positive. 
Corso per mamme e papà e per tutti coloro che si occupano della preparazione dei cibi per bambini. Perché molti bambini non mangiano le verdure? Come si forma il gusto? Alcuni suggerimenti  per rendere più appetibile il cibo (ai bambini) attraverso l’uso del colore, delle forme e dell’impiattamento.


8 settembre 2014

Arabeschi del mare: mousse di trota con perle nere


C'è una cosa che cerco costantemente nella vita: la coerenza. E spesso c'è di mezzo il mare.
E' difficile agire discostandosi poco dal pensare, ma per me è una specie di pratica zen, c'è chi medita e chi si esercita con la coerenza. 
Coerenza significa anche rispetto; ci vuole coerenza per allinearsi al Sè interiore e fare emergere quello che realmente siamo. Prima l'ascolto e poi la coerenza nel portare avanti le scelte in autonomia.
Sto scrivendo in un blog di cucina e non ho ancora digitato una riga che parli di cibo. Ma questo è un tentativo per cercare di spiegare quello che sta accadendo e che state vedendo negli ultimi mesi: un vero e puro delirio di alici che volano, di acqua di cozze intrappolata in un parallelepipedo  e di risotti che volevano essere una birraOrmai mi annoio a ribadirvi il concetto e chissà se un giorno succederà anche a me di utilizzare per un set un'asse di legno sverniciata o una posata vintage
Questa volta dalla capsula in cui mi rifugio a meditare (alias la doccia) è uscito questo mix di mandala tibetani e centrini della nonna; per restare in tema di pratiche zen, sappiate che ho impiegato più di mezz'ora per posizione le piccole uova nella forma che vedete. 
E' ormai dichiarato: sento un bisogno impellente di mangiare con gli occhi. 


Arabeschi del mare

per la Mousse di trota bianca
2 filetti di trota bianca
un piccolo scalogno
100 ml di panna fresca
un pizzico di sale
pepe bianco
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva

50 gr di uova di lompo 

10 Risette “Riso Scotti” (Rice Design)

Pulire e tagliare sottilmente lo scalogno. Farlo appassire in una padella con l’olio facendo attenzione a non farlo bruciare. Aggiungere i filetti di trota bianca lasciando la pelle a contatto con la padella, salare poco e pepare. Coprire con un coperchio e abbassare la fiamma fino a completa cottura. Fare intiepidire. 
Togliere la pelle alla trota, controllare la presenza di eventuali piccole spine e frullare la polpa insieme allo scalogno. Aggiungere la panna poco per volta fino ad ottenere una mousse morbida. Spalmare la mousse sulle Risette e aggiungere mezzo cucchiaino di uova di lompo.

(*) Può essere consumato come antipasto ma anche al posto di un pranzo leggero. E' una proposta economica perché la trota bianca si trova ancora ad un buon prezzo e le uova di lompo sono accessibili. Se volete variare la cromia, potete usare le uova rosse di trota. Le risette assorbono molto l'umidità della mousse quindi andrebbero preparate poco prima di essere servite. Una fetta di pane tostato invece garantisce una maggiore resistenza.