30 agosto 2013

La mia seconda Mela: mangia e scopri


A New York il 90% dei locali commerciali sono equamente suddivisi tra luoghi dove si mangia e luoghi dove si acquistano abiti e accessori. La chiamano 'la città che non dorme' ma io la rinominerei 'la città che mangia (a tutte le ore)'. Se ci fosse il paradiso delle food blogger, avrebbe sicuramente le sembianze di New York. Quindi in questo secondo post sulla Mela, proverò anche a scrivere di cibo. Per questa volta inizierò dalla fine, segnalandovi il ristorante dove ho cenato l'ultima sera. Si trova ad Harlem sulla Lenox Avenue tra la 125th e la 126th street. Il suo nome è "Red Rooster" e da solo vale il viaggio a New York. La cucina dello chef etiope-svedese Marcus Samuelsson è un mix di sapori della cucina del Sud armonizzati con la tradizione svedese (le polpettine svedesi servite con il lingonberry (un tipo di mirtillo) e il purè di patate, è uno dei sui cavalli di battaglia). Il ristorante è consigliatissimo dalla Lonely Planet e perfino da Alain Ducasse.
E' incoraggiante pensare che Harlem possa essere conosciuta anche per i suoi ristoranti.

Come ho scritto nel post precedente, New York è la città dei dettagli. Per una milanese come me la metropolitana, che prendo tutti i giorni per andare in ufficio, è sempre fonte di curiosità, ma mai e poi mai avrei pensato di trovare così tanti stimoli passeggiando su e giù per street ed avenue. A differenza di Tokyo, dove si trovano situazioni al limite della fantascienza ma per la stragrande maggioranza dei casi si tratta di adolescenti e giovani in 'libera uscita' e non sicuramente impiegati che vanno in ufficio, a New York il look degli abitanti è inspirato dalla creatività e indossato con disinvoltura. Solo per farvi un esempio, date un'occhiata alla foto qui sotto e ditemi se notate qualcosa di insolito sulla testa del ragazzo vestito di nero...



Tra le mete che mi piace visitare quando viaggio ci sono i cimiteri. Chi di voi è stato al Père-Lachaise di Parigi o al vecchio cimitero ebraico di Praga, sa bene cosa intendo. Lo stesso cimitero Monumentale di Milano ha un sito web ed è meta di tour organizzati. Questa volta la scelta è ricaduta sullo storico cimitero del 1838 di Brooklyn, il Green-Wood Cemetery. Il cimitero è piuttosto vasto e sorge su una collina con vista panoramica su Manhattan; qui sono sepolti anche personaggi famosi ed oltre che essere il luogo degli affetti è anche un luogo della storia perché sul quel terreno si è combattuta la Battle Hill (1776) con lo scontro delle truppe americane con le truppe britanniche. Camminando per i sentieri tracciati tra semplici lapidi senza fotografie, mi sono imbattuta in questa curiosa sepoltura. Non ho voluto indagare se sotto quella pietra ci fosse il famoso 'commissario' della serie TV o solo un suo omonimo.



E passando da una curiosità all'altra, ho scoperto che un lavoro che mi piacerebbe fare è quello della ragazza del negozio di giocattoli FAO Schwarz che si occupa di dare faccia e carattere ai mitici Muppet's, combinando occhi, capelli, nasi e accessori scelti dai clienti e che lei assembla con il sorriso sulla labbra.



Ma torniamo a parlare di cibo: per quanto riguarda l'aspetto gastronomico della vacanza, mi sono affidata ai consigli di Alessandra, un'amica foodblogger che viaggia spesso negli USA per lavoro ed è stata a NY parecchie volte. Le scelte sono sempre state all'altezza delle aspettative e di ottima qualità. Ho voluto evitare stellati o ristoranti chic e ho ricercato la qualità in ambienti meno formali. In ogni caso a New York ci sono tutte le cucine del mondo, spesso divise per aree di provenienza (come la zona di Murray(Curry)Hill dove si trovano la maggior parte dei ristoranti indiani) o per fama enogastronomica. Non ho potuto/voluto fotografare i piatti, perché spesso i locali sono semibui e gli ISO della mia fotocamera non mi supportavano, ciò però non mi impedisce di citare alcuni ristoranti dove ho mangiato della carne da menzione. Il primo è Keens Steakhouse uno dei più antichi ristoranti di New York (questo locale mi è stato consigliato anche dalle amiche Patty e Serena ) mentre il secondo locale è il Brooklyn Dinner, dagli arredi retrò ma dal servizio impeccabile. Per il primo impatto con un hamburger americano, vi consiglio di mangiare da The Counter dove potrete costruirvi il vostro panino come più vi piace.
Quando sarete stufi di carne e patatine (vi confesso che pur non consumando quasi più carne rossa, lì a NY mi sarei mangiata un hamburger tutte le sere perchè se c'è una cosa che gli americani sanno fare bene è cucinare la carne!) vi suggerisco queste alternative:
- Hangawi, ristorante coreano con cucina vegetariana, dall'atmosfera speciale e orientale. All'ingresso si devono lasciare le scarpe, un po' caro ma se amate il genere, ne vale davvero la pena;
- Bhatti, ristorante indiano, con un ottimo rapporto qualità/prezzo;
- Dos Toros Taqueria, piccolo locale di cucina messicana con servizio veloce e qualità del cibo buona.

Tuttavia la vera sorpresa, leggasi 'paesi dei balocchi per foodblogger' sono stati i market, fonte di approvvigionamento per il pranzo di mezzogiorno con sandwiches a tre stelle. Il primo amore è stato per Dean & Deluca, gastronomia di eccellenza. Poi è stata la volta del Gran Central Market in prossimità del Gran Central Terminal (=Stazione). Qui sotto qualche scatto:



Cito per la cronaca anche l'Essex Market, più periferico e meno turistico, ma all'interno ci potrete trovare delle vere prelibatezze (soprattutto un negozietto di formaggio); quello che però ha vinto il primo premio come 'market dei market' è il Chelsea Market: un susseguirsi di botteghe dove si compra e si mangia cibo ma non solo quello, i cui spazi sono ricavati all'interno dell'ex fabbrica di biscotti Nabisco. 


Provate un lobster roll da Lobster Place, una grande pescheria dove è possibile acquistare e anche consumare. Tuttavia vi consiglio di comprarlo e di gustatevelo stando seduti sulle panchine nel parchetto a ridosso del Chelsea Market.



Per soddisfare la voglia di dolce, non dimenticate, prima di andarvene da questo magico luogo, di fare visita ai negozi Eleni's e Fat Witch per assaggiare cupcakes (nel primo) e brownies (nel secondo).
Apro una parentesi sui dolci americani: golosi e buonissimi ma secondo me l'Italia è avanti anni luce in quanto a varietà...



Per la cheesecake, ho seguito il consiglio che mi ha dato la mia amica Ilaria e ho fatto un salto da Eileen's, un negozietto che sforna gustose torte da consumare sul posto o da portare via.
Se avete voglia di un pranzo leggero e sano (e anche bio che non guasta), potrete trovare nella catena di negozi Pret a manger piatti pronti, zuppe, panini e insalate oltre a yogurt, frutta fresca e dolcetti leggeri preparati in giornata. Una piacevole parentesi per un pranzo sano e veloce 
Un consiglio: senza sensi di colpa evitate Eataly. Quando ci sono stata l'ho trovato affollatissimo e decisamente meno interessante rispetto ai punti vendita in Italia. E ho potuto constatare che subito all'ingresso, come mi aveva raccontato la mia amica Sere, è proposta la famosa marca 'del Mulino B.' che non fa certo tipicità italiana.

Dato che New York è la città delle sorprese, sorpresa è stata quando ho scoperto che a meno di mezz'ora dal cuore della city, con la metropolitana (!!!) si può arrivare direttamente in spiaggia! Sì sì avete letto bene... e che spiaggia! Una lunga e larga lingua di sabbia chiara e pulita e soprattutto poco affollata, che si affaccia sull'oceano (neppure freddo) e guardata a vista da giovani e aitanti bagnini di arancio vestiti. 
Questa località si chiama Coney Island (un tempo c'erano un sacco di conigli) che oltre ad essere la spiaggia fuori-dalla-porta-di-casa dei newyorchesi, è anche il luogo dove si trova una delle ruote panoramiche più antiche (risale agli anni Venti). E se non fossero sufficienti queste due attrazioni, allora sappiate che si dice che Coney Island abbia dato i natali all'hot dog. Praticamente una meta di pellegrinaggio per gli americani! :-)



Inutile dirvi che anche qui, in spiaggia, i servizi si sprecano, come per esempio la colonna che vedete qui sotto con attacchi USB e spine di corrente (alimentate da enegia solare) per la ricarica del cellulare.



Un veloce commento alla fotografia qui sotto. Passeggiando sul bagnasciuga mi è capitato per alcuni momenti di dimenticarmi dove mi trovassi ma guardandomi attorno la realtà mi ricordava di essere nell'ombelico del mondo . Non è usuale dalle nostre parti vedere famiglie di persone di colore che prendono il sole o donne mussulmane, coperte da capo a piedi, inseguire sulla sabbia bambinetti vivaci. O ancora donne indiane nei loro coloratissimi sari, immergersi nelle acque dell'oceano e giocare con  le onde, emettendo risate e gridolini di felicità come solo i bambini sanno fare. Quello che sono riuscita a riprendere in questa foto ve lo mostro ma per una sorta di pudore, preferisco non pubblicare il viso di queste donne al mare.


Ma torniamo al cibo. Ultimo appunto: la colazione. Fermandomi a NY per alcuni giorni e non amando Starbucks e i suoi bicchierozzi, ho consumato la maggior parte delle colazioni in appartamento. Mi sono concessa un paio di brunch in stile americano, uno di questi è stato quello di lusso che ho consumato da Sarabeth's nella zona dell'Upper West Side. Per entrare nel locale è stato necessario fare a botte e forse era più opportuno arrivare all'orario di apertura; il posto è raffinato, con marmi, specchi, sedie imbottite e camerieri in giacca a cravatta. Anche se amate posti più alla mano, una colazione da Sarabeth's ve la consiglio caldamente perché  il french toast e i pancakes sono ancora tra i miei più vivi ricordi. Eccoli qua:



Nei pressi delle residenze di lusso nell'Upper West Side, mi sono imbattuta in questo topone gigante, non so se avesse un significato specifico, ma aveva un aspetto un po' inquietante; che fosse il nuovo simbolo di New York (visto che su alcuni binari della metropolitana qualche esemplare lo abbiamo intravisto)?



New York non sarebbe New York se non ci fosse almeno una scena romantica, e così a Dumbo (Brooklyn) sulle rive dell'East River, ai piedi del famoso ponte, c'è stata la più imprevista delle sorprese: un matrimonio con tanto di invitati, prete celebrante, marcia nuziale e tappeto 'azzurro' in tinta con i palloncini e i nastrini dei cartello ;-)



Prima di concludere questo secondo post, un ultimo pensiero va alle vittime commemorate nel World Trade Center Site. In questo luogo due enormi buchi in cui scorrono cascate d'acqua riportano incisi i nomi di tutte le vittime dell'11 settembre 2001 e delle vittime della strage accaduta nel 1993.


C'è una chiesa in città, la St. Paul's Chapel, che durante la strage del 9/11 fu usata come punto di riferimento per i soccorritori. Medici, paramedici, massaggiatori e psicologi fornirono supporto fisico e morale alle forze dell'ordine e a tutte le persone che si sono adoperate nel prestare soccorso. E' commovente vedere le fotografie dei soccorritori deceduti, i messaggi arrivati da tutto il mondo e i disegni dei bambini. Un altare in un angolo raccoglie i pensieri scritti su semplici post-it delle persone che visitano questo luogo.


Se siete arrivati a leggere fino a qui, avete avuto davvero tanta pazienza :-) Vi aspetto per il penultimo post.

26 agosto 2013

La mia prima Mela: con il naso all'insù



"Quanto a New York, è un mondo a parte. Nessun altro paese ha una città che le stia alla pari" (Pearl S. Buck)

Quando arriva il momento di andarsene da New York, è meglio non voltarsi indietro perché si potrebbe scoprire che qualcosa di te resterà per sempre in quella città. New York è la Babele del nostro tempo. Il luogo dove la multiculturalità è espressa in ogni atomo che la compone.
A New York hai l'impressione di non essere nessuno ma di essere parte del tutto. La tua nazionalità, la tua storia, il tuo passato non ti identificano, perché è solo quello che sei e che fai che ti permette di emergere dalla massa di persone che la abitano. Sono quasi certa che sia davvero la città delle opportunità. Per distinguere la propria individualità a New York, l'aspetto esteriore è assolutamente insufficiente. Ogni abitante ha almeno un particolare nel proprio look che lo farebbe essere originale in Italia ma non qui dove la diversità diventa la normalità. Nelle strade scorre la fantasia, la libertà di esprimersi attraverso i colori, i vestiti, gli accessori, le acconciature, gli oggetti, gli atteggiamenti ma senza la forzatura dell'ostentazione; sembra che ogni newyorchese, nella sua disinvoltura e libertà di esprimersi, riesca a concretizzare l'idea che ha di sé indipendente dalla moda che lo circonda.


E' un paradosso ma New York è una città a misura d'uomo. Le aree verdi, primo su tutti Central Park, sono disseminate per tutta la città. Sedie, tavolini e numerose panchine restano a disposizione di chi ne vuole usufruire, praticamente delle sedute 'senza obbligo di consumazione' in centro alla città; il wifi gratuito è ad ogni angolo di strada e perfino nei parchi e pertanto non c'è da stupirsi nel vedere persone che lavorano sedute sotto un albero.


Per vivere New York bisogna percorrerla a piedi e in metropolitana perché ad ogni fermata sale un mondo. I distretti a Manhattan sono ben identificati e caratterizzati fondamentalmente da due cose: l'architettura e i negozi. Così, per esempio, nel Financial District troviamo la più alta concentrazione di edifici destinati agli affari, mentre le residenze di lusso sono distribuite lungo i lati di Central Park, nell'Upper West e East Side. Soho, Green Village e Chelsea sono i distretti dove troviamo negozi di design, boutique di lusso, case in brownstone e le famose gallerie d'arte; Midtown invece è la New York che tutti abbiamo visto almeno una volta nei film, le vie dove si aggirano e si ammassano i turisti alla ricerca dei famosi grattacieli e delle attrazioni indicate in ogni guida. Personalmente non ho molto amato le vie dell'alta moda (Fifth Avenue, Madison Avenue, Sixth Avenue), e ho evitato, dopo averle viste almeno una volta, le aree nei pressi di Times Square e Brodway, dove la concentrazione delle persone è così elevata come in nessuna altra parte della città.



Fermandomi in città due settimane, ho avuto il tempo a disposizione per visitare anche distretti non propriamente turistici come Alphabet City, il Lower East Side e l'East Village la zona più alternativa e rivoluzionaria dell'intera città. Qui si trovano gli studi di tatoo, locali e negozi un po' più insoliti rispetto al resto della città.
La fortuna di soggiornare proprio nel cuore di Harlem mi ha dato l'opportunità di sfatare alcuni preconcetti sul quartiere, animato da negozi, ristoranti e soprattutto dalla comunità afroamericana che lo abita e che ha indubbiamente uno spiccato senso del ritmo della musica nei propri geni.


Lo confesso, più di una volta mi sono trovata ad invidiare gli abitanti. Sono consapevole  del fatto che un soggiorno da turista non sia minimamente sufficiente per farsi un'idea di come si viva effettivamente in città, ma quando ti trovi a camminare su una struttura come l'High Line (un ex tratto ferroviario nel Meatpacking District) recuperato grazie alla volontà degli abitanti del quartiere e trasformato in una passeggiata sopraelevata arricchita con piante e fiori, beh, è difficile non fare un confronto con la città più metropolitana d'Italia, Milano, dove vivo. 
La forza di New York è proprio questa: massimizzare gli spazi e trarne delle opportunità; c'è un luogo per il grattacielo ma anche un tempo per il relax e ai newyorchesi piace farlo usando i molteplici spazi che la città gli offre.


In due settimane si può a visitare e scoprire la città sotto diverse angolazioni: camminare per la maggior parte del tempo con il naso all'insù, scendere nei tunnel della metropolitana per spostarsi velocemente da un punto all'altro della città, navigare lungo l'Hudson e l'East River al tramonto per cogliere il profilo di downtown dall'acqua e salire in cima ai due grattacieli simbolo della città, l'Empire State Building e il Rockefeller Building, quando il cielo è già buio per godere della città illuminata e del rumore del vento. 



New York è una città da sperimentare, una città in 4D in continuo mutamento il cui vero valore sta nell'espressione di insieme di tante culture. New York è ricca di talento che in questo luogo ha la possibilità di manifestarsi. Esposizioni temporanee e permanenti, musei di altissimo rilievo con opere d'arte dal valore inestimabile. Una scuola di arti performative tra le più famose (la rinomata Juilliard School), una scuola di fotografia e le università. Perfino spiagge raggiungibili in meno di mezz'ora di metropolitana.



Ma non vorrei scrivere altre parole perché spero che le immagini possano raccontarvi le emozioni che ho provato nell'esserne parte.
Nelle prossime settimane pubblicherò altri tre post che racconteranno di New York e che riguarderanno gli aspetti che più mi hanno colpita. Se avrete piacere di leggermi vi aspetto e nel caso in cui qualcuno di voi fosse in partenza per questa meravigliosa città, mi scriva una email e sarò lieta di fornire tutte le informazioni di cui avrà bisogno.
E per questa volta di cibo non parlo! :-)

PS: ho volutamente evitato di pubblicare immagini con panorami, statua della Libertà e skyline della città dal ponte di Brooklyn; per tutto questo c'è il web e fotografi molto più bravi di me.