27 novembre 2011

La zuppa che sa di sole e di luna

Sarà semplice e un pò banale ma oltre alla zuppa di castagne dolci, non potevo esimermi dal cucinare una zuppa di zucca salata. Non so perchè ma l'autunno regala questi prodotti pastosi da utilizzare come tubetti di colore per creare dei meravigliosi cromatismi culinari. Pertanto anche sulla mia tavola virtuale (e non solo) ho deciso di servire questa vellutata di colore giallo oro come solo la zucca riesce a fare.
Ma veniamo ad una breve spiegazione del titolo: cosa c'entra la zuppa di zucca con il sole e la luna? Le zuppe nelle fotografie si distinguono solo per un piccolo, ma non insignificante, particolare: la spezia che le personalizza. Evito di dilungarmi nel raccontare il mio amore per le spezie e del fatto che potrei passare ore a guardarle, odorarle e toccarle. Ritengo che le spezie siano l'anima dell'umanità.
Ho voluto imprimere alla prima versione della zuppa un senso di calore e di luce, utilizzando del peperoncino in polvere: una spezia vitale, che deve essere esposta al sole per essere coltivata e al sole deve essere lasciata per essiccare; una spezia rossa che genera una sensazione di movimento e di espansione. Un gusto vivace e pungente che contrasta con la dolcezza della zucca e la sua pastosità. La zucca-sole per risvegliare dalla torposità dell'autunno che scivola verso l'inverno. 

Per la seconda versione della medesima zuppa, la spezia che ho utilizzato è la curcuma.
Devo confessare che il profumo della curcuma mi crea dipendenza. Di questa splendida spezia, detta anche Zafferano delle Indie, mi limito a citare un breve passo che ho letto tempo fa nel libro "La Maga delle Spezie" di Chitra B. Divakaruni:
 "...La curcuma, chiamata anche halud, giallo, il colore dell'alba e dello squillo delle conchiglie suonate sul far del giorno. La curcuma capace di conservare, di mantenere sano il cibo in una terra di calore e fame. La curcuma, spezia della fortuna, spalmata sulla fronte dei neonati in segno di buon auspicio, sparsa sulle noci di cocco al momento della puja, strofinata lungo gli orli dei sari nuziali. Ma non è tutto. Ecco perchè la raccolgo solo nel momento in cui la notte scivola nel giorno, queste radici bulbose come scure dita contorte, ecco perchè la macino soltanto quando Swati, la stella della fede, brilla incandescente a nord. Se la tengo tra le mani, la spezia mi parla. Ha una voce di crepuscolo, sembra riecheggiare l'inizio dei tempi..."
La curcuma, come un cielo stellato, spolvera con il suo profumo questa zuppa che, nella seconda versione, accompagna verso il riposo della notte (mi auguro non verso l'alba perchè è da temerari mangiare una zuppa a colazione). La zuppa come un'ottima compagna, come una coperta che scalda il cuore di chi la prepara e di chi la consuma. Inevitabilmente una zuppa mette di buon umore. Ode alla zuppa!

Zuppa di zucca e patate
per 4 persone

500 gr di zucca piacentina (quella a polpa gialla con buccia grigio-verde) pulita
2 patate di media grandezza
1 cipolla bianca
olio, sale, pepe
acqua (o brodo vegetale)

Eliminare la buccia, i filamenti e i semini alla zucca e tagliarla a pezzetti; sbucciare le patate e tagliarle grossolaneamente e affettare la cipolla. In un tegame porre un paio di cucchiai di olio e far soffriggere leggermente la cipolla. Aggiungere la zucca e le patate e far insaporire per qualche minuto. Coprire le verdure con acqua calda, aggiungere un pò di sale e una macinata di pepe, coprire con un coperchio, abbassare la fiamma e lasciare cuocere fino a quando le verdure non diventeranno morbide (il tempo di cottura varia in base alla dimensione delle verdure).
Una volta che la verdura sarà cotta, togliere il tegame dal fuoco e utilizzando un frullatore ad immersione, ricavare una purea facendo ben attenzione a lasciare intero qualche pezzetto di zucca e di patata. Nel caso in cui la zuppa risultasse troppo liquida, rimetterla sul fuoco per far evaporare un pò di acqua; in caso contrario (zuppa troppo densa) è possibile aggiungere un pochino di acqua calda (o brodo vegetale) per allungarla mescolando bene.

Versione zuppa-sole
semi di cumino
peperoncino
olio
Impiattiamo la zucca e aggiungiamo qualche seme di cumino, una spolverata di peperoncino e un giro di olio a crudo. 

Versione zuppa-luna
semi di cumino
curcuma
olio
Impiattiamo la zucca e aggiungiamo qualche seme di cumino, una spolverata di curcuma e un giro di olio a crudo.

Possiamo guarnire con i semi di zucca che abbiamo tolto durante la fase di pulizia, lavati e stesi su un foglio di carta da forno, leggermente salati e messi nel forno a tostare a 180°. A piacere possiamo spolverare la zuppa con un pò di grana padano.

19 novembre 2011

Il tè delle 5, anzi no delle 10 (p.m.)


Come ormai sa tutto il pianeta, da qualche settimana sto frequentando un corso di pasticceria professionale di quelli tosti, tra forni, chilate di materie prime, banchi di acciaio e abbattitori. Insomma, dopo il lavoro, mi precipito in metropolitana per arrivare a perdifiato dopo circa un'ora in cucina. Lo chef pasticcere ci tiene a precisare due cose: 1) durante questo corso si fa FORMAZIONE e non produzione, 2) si imparano tecniche di pasticceria che si possono tranquillamente applicare in una cucina casalinga. Tuttavia una domanda me la sono posta: ma se non facciamo produzione com'è che l'ultima volta abbiamo preparato biscotti per 120 persone? Ve l'ho detto, lì non si scherza :-) Quindi vi potete immaginare in che condizioni ritorno a casa alla fine della giornata, stanca morta e 'ripiena' di appunti e consigli su come fare ad impastare, sciogliere, amalgamare, fondere cioccolatofarinauovapannalatteburroeccetera.
La serata è tutta un 'oooooh...ma daiii?!...ma davvero si fa così...chef ma ne è proprio sicuro?...'. Tutte le mie (poche) certezze in merito alla pasticceria sono crollate sotto il peso di una serie di errori commessi (in buona, buonissima fede ma pur sempre di errori stiamo parlando) in passato. Solo per citarvi un paio novità che hanno arricchito il mio bagaglio culinario: il lievito non è mai stato usato fino ad oggi (pur avendo già cucinato frolle, biscotti e pan di spagna) e sapete come mai? Semplicemente perchè lavorando l'impasto in un certo modo si incorpora aria che consentirà alla massa di lievitare; il burro non dovrà mai essere toccato con le mani quando prepariamo la frolla (nella prima fase) per evitare che si surriscaldi troppo (la nostra temperatura corporea è di circa 37°, troppo alta per il burro). Ma il colpo di grazia l'ho ricevuto quando ci è stato spiegato (e mi scuso in anticipo con chi ha mangiato fino a ieri i miei dolci al cucchiaio) che albumi e tuorli, se non dovranno essere cotti (es. crema al mascarpone, tiramisù, semifreddi,...), andranno sempre sterilizzati altrimenti si rischiano grossi guai (es. salmonella). Così prima di questa rivelazione, preparavo con accuratezza un fantastico tiramisù sbiancando i tuorli (crudi) con lo zucchero, aggiungendo il mascarpone e infine incorporando gli albumi (crudi) montati a neve. Ero una cuoca-serial-killer e neppure lo sapevo.

Ma veniamo al post e al suo titolo. Dovete sapere che la degustazione dei dolci che produciamo durante la lezione avviene ad un'orario piuttosto insolito per una fetta di torta o per un biscotto, l'assaggio viene fatto appunto verso le ore 22 (o 10 p.m.). Tutto molto gustoso, davvero, ma credetemi: mangiare una fetta di Sacher o un semifreddo allo yougurt o una pera bollita in una riduzione di miele e spezie e immersa nella ganache al cioccolato alle ore 22, è un'eclatante dichiarazione di amore incondizionato per la cucina!
Qui sotto trovate la ricetta preparata a scuola e ri-preparata nella cucina di casa mia, di una S-U-P-E-R-L-A-T-I-V-A torta al cocco.


Torta al cocco in un guscio di frolla

Per la frolla base biscottata (questo tipo di frolla è adatta a torte con il ripieno):
130 gr di farina 00
97 gr di burro
40 gr di zucchero
mezzo tuorlo
1 seme di una bacca di vaniglia

Per il ripieno: 
100 gr di burro
125 gr zucchero a velo
50 gr di farina di mandorle
75 gr di cocco rapé (o farina di cocco)
12,5 gr di rhum
75 gr di uova intere
75 gr di panna liquida non zuccherata

Una premessa: gli ingredienti indicati servono per preparare un impasto da utilizzare con una tortiera di 22 cm di diametro. Tutte le quantità saranno specificate sempre e solo in grammi per mantenere il bilanciamento degli ingredienti (è fuorviante indicare, per esempio, 1 uovo perchè in commercio si possono acquistare almeno 3 misure diverse di uova). Ho potuto verificare sul campo che in pasticceria il bilanciamento degli ingredienti è alla base del successo di un dolce, quindi, per le ricette che ripropongo post-corso, cercherò di essere il più precisa possibile (e per le altre cercherò un pò per volta di adeguarmi).

Procedimento per la frolla
Estrarre il burro dal frigorifero e posizionarlo sul piano di lavoro. Tagliarlo a pezzetti con una spatola, senza mai toccarlo con le mani, e inziare a spalmarlo sul piano di lavoro come se fosse una pomata. Incorporare al burro il seme di vaniglia per aromatizzare. Quando il burro avrà raggiunto la consistenza di una crema, aggiungere lo zucchero e impastare riducendo al minimo il contatto con le mani per non surriscaldare l'amalgama. Dovrete ottenere in pochi minuiti un panetto omogeneo. A questo punto aggiungere il tuorlo e impastare velocemente fino al completo assorbimento. Aggiungere al composto la farina setacciata ed amalgamare con un movimento dal basso verso l'alto. L'impasto che fino a questo momento era compatto, si disgregherà in tanti frammenti. Continuando ad impastare con poco contatto, l'impasto di ricomporrà da solo in un unico panetto (se non si ricondensa probabilmente avrete scaldato troppo il burro con le mani). Mettere il panetto nella pellicola da cucina e riporlo in frigorifero a riposare per almeno 30 minuti. 

Stesura e posizionamento della frolla nella tortiera
Spolverare il piano di lavoro con pochissima farina e con il mattarello iniziare a sttendere l'impasto in tutte le direzioni. Lo strato di pasta dovrà essere alto all'incirca 3-4 cm e la circonferenza dovrà essere maggiore di almeno 3 cm rispetto al diametro della tortiera (per questa torta abbiamo bisogno del bordo per contenere il ripieno). Posizionare la frolla nella tortiera (NB: non ho imburrato lo stampo perchè uso quello antiaderente) e assicurarsi che il bordo sia disposto correttamente e sia alto in maniera uniforme. 

Preparazione del ripieno
Estrarre il burro dal frigorifero e posizionarlo sul piano di lavoro. Tagliarlo a pezzetti con una spatola, senza mai toccarlo con le mani, e inziare a spalmarlo sul piano come se fosse una pomata. Quando avrà raggiunto la consistenza di una crema raccoglierlo con la spatola e metterlo in una ciotola, aggiungere nell'ordine: zucchero a velo, la farina di mandorle e quella di cocco, il rhum, le uova, la panna liquida mescolando con un cucchiaio di legno fino ad ottenere una crema. Versare il ripieno nella guscio di pasta frolla e cuocere a 180° in forno statico per circa 30-35 minuti (verificare con lo stuzzicadente l'avanzamento della cottura). Il tempo e i gradi possono variare a seconda del forno che si ha a disposizione.

12 novembre 2011

Pappa per adulti

Ancora un pò di pazienza e quando la stagione delle castagne sarà terminata, finiranno anche i miei post sull'agomento.
Alle castagne proprio non resisto. Non appena le vedo non posso fare a meno di comprarle, inciderle e infilarle nel forno ad arrostire; tuttavia se avessi scritto un post su questa 'specialità della casa' avrei avuto ben poco da dire e come alternativa ho pensato di pubblicare la ricetta di un dolce che è entrato a far parte della mia vita parecchi anni fa e che è diventato, con il tempo, un pò come la zucca scavata con il lumino all'interno che si prepara solo per la festa di Halloween; questo dolce lo cucino solo una volta all'anno innanzitutto per l'assenza delle castagne in altri periodi ma soprattutto per la rottura di 'maroni' (eheheh!) nel doverne sbucciare 1 kg. Così per celebrare l'amore per questo frutto e un pò influenzata dalle ultime blog-pubblicazioni sul tema dello svezzamento con pappe, passatine e minestrine (giusto per citare le blogger che seguo: Sigrid e Alice), ecco a voi una "pappa per adulti-V.M.18".
Vietata ai minori non tanto per l'oscenità del piatto ma per l'esagerata quantità di calorie presenti in esso. E mentre i pargoli si ciberanno di vellutate fat-free, i maggiorenni (rigorosamente di nascosto dal pupo perchè guai farsi vedere mentre ci si sfama con qualcosa di diverso da quello che il/la piccolino/a ha nel piatto in quel momento) potranno tuffare il cucchiaio in questa cremosa, inebriante e calorica pappina color ecrù.
...e nel caso veniste beccati dagli attentissimi bimbi (perchè a loro non sfugge quasi nulla) potrete sempre raccontargli che si tratta di una passata di fagioli borlotti (che solitamente non amano)! :-)

E questa ricetta va  diretta nella sezione del blog "C'era una volta".


Zuppa dolce di castagne

1 kg di castagne 
150 gr di zucchero semolato
100 gr di burro
70 gr di amaretti
4 tuorli
bacello di vaniglia
750 ml di latte intero
2 dl di panna fresca non zuccherata
rhum q.b.
un pizzico di sale


Incidere la buccia delle castagne e cuocerle per qualche minuto in acqua bollente leggermente salata, scolarle, sbucciarle, spellarle (*vuoi scoprire un trucchetto su come sbucciare le castagne? Vai in fondo alla pagina), riversarle in una casseruola pulita, ricoprirle con il latte e portarne a termine la cottura per circa 15 minuti o fino a quando non saranno morbide (se il latte fosse poco aggiungerne dell'altro durante la cottura). Passarle con lo schiacciapatate raccogliendo la purea in una pentola, incorporarvi il burro e tenere sul fuoco fino a quando il composto si sarà asciugato. Togliere dal fuoco, aggiungere lo zucchero, un paio di semi del bacello di vaniglia, gli amaretti pestati, i tuorli e la panna. Versate il composto in una grande ciotola precedentemente inumidita di liquore; prima di consumare la zuppa, tenere in frigorifero per almeno mezza giornata.


 

(*) Come sbucciare le castagne con il microonde.
Fino a qualche anno fa la realizzazione di questo dolce era un incubo: tanto era buono ma tanto era faticosa e lunga la pulizia di 1 kg di castagne. Un giorno un collega ingegnere (diciamoci la verità: i laureati in questa materia hanno sempre un'idea brillante da proporti che può esserti utile per realizzare un razzo da spedire su Marte o eliminare efficacemente la buccia della castagna appunto) mi ha suggerito di utilizzare il microonde per effettuare la sbucciatura, supportando la teoria con principi di fisica e comportamento della materia se sottoposta a particolari sollecitazioni. Per amor di semplicità vi riporto solamente la procedura: incidere bene la buccia delle castagne e metterle a bagno nell'acqua (completamente ricoperte) per circa 10-15 minuti; prenderne 5 0 6 al massimo e posizionarle su un piatto con il taglio rivolto verso l'alto e metterle nel microonde alla massima potenza per circa 10 secondi. Attenzione: questa fase è la più delicata perchè l'esplosione della castagna è dietro l'angolo! Quindi vi consiglio di sperimentare iniziando con una castagna per poi arrivare ad un massimo di 5-6 castagne (non di più perchè altrimenti la procedura perde di efficacia), questo vi permetterà di individuare il corretto numero di secondi da usare con il vostro elettrodomestico. Il calore generato dal microonde consentirà alla pellicina interna di sollevarsi e di appiccicarsi alla buccia esterna; in questo modo quando voi farete pressione sul taglio per levare la buccia esterna, vi seguirà anche la pellicina interna. L'azione andrà eseguita velocemente perchè quando la castagna si raffredda, la pellicina ritornerà asciutta e attaccata alla castagna (ma potrete sempre rimetterla nel microonde una seconda volta). Le castagne ancora da sbucciare andranno lasciate nell'acqua. Il processo non è velocissimo, ma sarà meno difficoltoso della consueta sbucciatura post-cottura. 

6 novembre 2011

Metti una sera a cena a casa di Dante


La vera novità di questo mese di novembre (oltre al fatto che gira voce che dovrei riuscire a terminare i lavori di ristrutturazione a casa) è che mi sono iscritta ad un corso professionale di pasticceria. Eh già, proprio una cosa seria: 4 ore due volte la settimana per un dopo-lavoro di tutto rispetto dato che dalle 18.30 alle 22.45 sono in una cucina professionale tra materie prime e forni industriali, con uno chef pasticcere che ci snocciola senza sosta spiegazioni sull'Arte Bianca. A dir la verità, il vero piacere di questo corso non è tanto la realizzazione delle ricette, ma quello di scoprire i trucchi, o come dice lo Chef Vincenzo, le tecniche dei professionisti. Quindi un corso con tanta pratica ma soprattutto con un'importante parte teorica sull'uso degli ingredienti e sul tipo di lavorazione degli stessi, sul metodo di cottura, gli abbinamenti e la conservazione. La prima lezione è stata tutta incentrata sulla pasta frolla e le sue varie declinazioni e sulla preparazione della crema pasticcera e della crema Chantilly (francese e italiana). Se avrete voglia di seguirmi, in alcuni dei prossimi post che pubblicherò, condividerò con voi qualche trucchetto-tecnica che mi verrà insegnato durante il corso.
Dopo questo breve racconto in merito a come occupo ultimamente le mie serate, vorrei festeggiare idealmente questa mia nuova esperienza, con un'altra ricetta toscana di antica fattura ma ancora di dubbia origine (pare che il cantuccio sia originario di Prato ma anche altre provincie toscane vogliono rivendicarne la paternità); così per un gioco di assonanze tra terre e personaggi famosi che le rappresentano, mi sono immaginata cosa avrei potuto mangiare come dessert ad un'ipotetica cena a casa del Sommo Poeta Dante Alighieri (anche se non penso che alla fine del Duecento i cantucci fossero già stati inventati ma magari qualche amico toscano mi potrà smentire). Ma poco importa: questi biscottini secchi secchi, che di solito si accompagnano al Vin Santo (in questo post in versione prima colazione), a me piacciono davvero un sacco (ma nella versione senza anice); così, ringraziando la gentile Lia (toscana doc) che mi ha fornito la ricetta dei Cantucci che vedete in foto, inauguro una nuova sezione del blog ("Nel piatto degli altri") e mi avvio verso le meraviglie che la "dolce-cucina" sarà capace di di riservarmi.


Cantucci

3 uova
4 cucchiai di zucchero semolato
50 gr di burro
mezza bustina di lievito per dolci
la buccia grattuggiata di un limone biologico
100 gr di mandorle non sbucciate (con la pelliccina) 
farina 00 quanto basta per dare consistenza all'impasto (vedi indicazioni qui di seguito)
sale 

In una ciotola sbattere lo zucchero con 2 uova fino a farle diventare cremose e quasi bianche; aggiungere successivamente il burro e mescolare. Una volta che si sarà ottenuta una crema, unire il lievito, la buccia grattuggiata del limone, le mandorle tagliate a metà (nel senso verticale) e un pizzico di sale. A questo punto sarà necessario aggiungere la farina fino a quando l'impasto non diventerà un panetto un pò appiccicoso ma lavorabile. Mettere un foglio di carta da forno su una teglia, stendere un rettangolo di impasto largo circa 5-6 cm e alto 1 cm (se ne possono fare anche due di rettangoli se l'impasto fosse abbondante ma attenzione alla distanza perchè cuocendo si allargheranno un pò) e spennellarlo con l'uovo intero sbattuto . Infornare in forno statico a 180°/200° gradi per circa 15 minuti o fino a quando l'impasto non diventerà di un bel colore dorato. Togliere dal forno e tagliare subito delle striscette in diagonale della larghezza di circa 1 cm.